OVVERO COME UN GRUPPO DI AMICHE CERCHI DI ABBATTERE IL PIL
Intanto cos’è il Pil? Non è altro che il prodotto interno lordo di un paese, ovvero il valore di tutti i beni e servizi prodotti all’interno di una singola nazione durante l’anno. In altri termini, tutto ciò che può essere venduto e che ha un valore monetario, contribuisce a gonfiare il pil e la crescita. E’ chiaro che in un sistema economico consumista come il nostro, più il Pil è alto più è segno che una nazione sta bene, è sana, come si dice, perchè produce e consuma ai ritmi elevati che caratterizzano gli ultimi decenni. Telegiornali e media ci terrorizzano con i dati sul Pil in Italia, fermo oppure in calo, così come ci terrorizzano parlando di spread e indici mib di cui spesso non sappiamo nemmeno il vero significato (essendo un gergo strettamente economico), ma che ci mettono l’ansia addosso.
Ma il pil misura veramente il benessere?
Considerato che non calcola tutti quei servizi e quei beni che non sono valutabili economicamente, considerato che spesso si producono e consumano cose inutili se non dannose, si può dire di NO! Un piccolo esempio che è quello proposto dal movimento della decrescita ci può far capire come il pil sia ingannevole e inadeguato a indicare il benessere delle nazioni economicamente sviluppate:
da domani iniziamo a produrci lo yogurth in casa, il consumo di quello industriale cala, con conseguenze in diversi settori (meno yogurth significa meno cartoni e imballaggi, meno trasporti ecc ecc): a questo punto il Pil cala; cala e a chi fa sta statistiche sembra un dato significativo. La gente spende meno… se spende meno vuol dire che ha meno ricchezze, quindi sta meno bene!! In realtà questo ragionamento (qui molto semplificato) non tiene conto di tutti gli aspetti positivi che questo cambiamento ha portato: meno camion per strada e meno imballaggi significa meno inquinamento, meno prodotti industriali semichimici mangiati significa più salute, senza considerare che farsi le cose da soli a casa dà una certa soddisfazione (leggi felicità).
L’esempio che ho riportato è stato molto semplificato e lo trovate in maniera più esaustiva qui: http://www.riflessioni.it/ecoriflessioni/manifesto_decrescita_felice.htm, ma cosa c’entra con le riciclamiche?
Semplicemente quest’anno abbiamo deciso di autoprodurci i regali di natale, naturalmente cercando di utilizzare per la massima parte materiale di riciclo e questo significa dare un duro colpo al Pil: compreremo di meno, spenderemo poco, gireranno meno soldi e questo darà l’idea che stiamo passando un triste Natale privo di regali! Invece la soddisfazione sarà doppia, non solo i regali ci saranno ma li avremo fatti da sole, con le nostre mani, artigianalmente insomma, ma sempre in compagnia.
Il tempo passato assieme, la soddisfazione della creazione di un oggetto qualsiasi, lo stress evitato perchè si sono evitati i grandi negozi superaffollati e il traffico per arrivarci, sono tutte cose che non sono quantificabili a livello economico.
Avremo risparmiato pure dei soldi e questo nemmeno è un male (anche se vi diranno il contrario, ovvero che così non fate girare l’economia e che arrecate un grosso danno al sistema, sistema che però ha già dimostrato di aver fallito e di essere alla fine della propria corsa, allora perchè sostenerlo ancora??)
Se vi siete incuriositi e volete saperne di più, se vi sono sorti dei legittimi dubbi (del tipo: che ne pensano di tutto questo gli operai che producono quello yogurth o quelli che vendono regali di Natale?), ha senso fermare l’economia o non sarà meglio incentivarla? Se il denaro non circola dove si andrà a finire?Allora vi invito a leggere “La scommessa della decrescita” di Serge Latouche, che è un economista e che vi spiegherà in maniera più seria il pil e i suoi “inganni”, nonchè l’illusione di uno sviluppo e di una crescita infiniti oppure a visitare il sito http://www.depiliamoci.it , dove si introduce il concetto del Bil = benessere interno lordo e addirittura i modi per incrementarlo.
Io posso solo aggiungere che quest’anno da parte mia i regali sarebbero stati comumque magri, visti i tempi che corrono, che i soldi da far girare sono comunque pochi , vista l’austerity che ci impongono, ma non facciamoci abbattere dalla crisi, ingegniamoci e abbattiamo il pil una volta per tutte!!!